Indifferenza?

Credo negli esseri umani …

Considero che l’uomo, in quanto essere animale razionale, maschio o femmina, abbia molte più possibilità di un animale qualsiasi, cane o gatto che sia.

Pare una cosa ovvia , ma non è proprio così.

Sono indifferenti gli animali? Non è agevole rispondere. Anche se coloro che hanno cani o gatti difficilmente hanno dubbi al riguardo. Infatti con gli animali si possono instaurare rapporti del tutto speciali, non di indifferenza. Di certo, da sempre, sono gli esseri umani che sono molto bravi a fare gli indifferenti.

Considero però “indifferenza”, una parola che, come tante altre, penso sia assai manipolata.

Se guardiamo al suo significato etimologico scopriamo un senso diverso da quello che tutti siamo normalmente portati a dare. E se guardiamo invece alle definizioni più o meno titolate che nei secoli più recenti sono state date alla parola, scopriamo generalmente e trasversamente, dal punto di vista ideologico o ideale, una importante e comune connotazione negativa.

Riporto alcune definizioni rilevanti, a quest’ultimo riguardo. Jack Kerouac: Se la moderazione è una colpa, allora l’indifferenza è un crimine. Piero Gobetti: Non può essere morale chi è indifferente. L’onestà consiste nell’avere idee e crederci e farne centro e scopo di se stessi. George Bernard Shaw: Il peggior peccato contro i nostri simili non è l’odio ma l’indifferenza: questa è l’essenza della mancanza di umanità. Kahlil Gibran: Il desiderio è metà della vita; l’indifferenza è già metà della morte. Oscar Wilde: L’indifferenza è la vendetta che il mondo si prende sui mediocri. Anton Cechov: L’indifferenza è la paralisi dell’anima, è una morte prematura. Ezra Pound: Gli indifferenti non hanno mai fatto la storia, non hanno mai neanche capito la storia. Antonio Gramsci: Indifferenza è abulia, è parassitismo, è vigliaccheria, non è vita. Perciò odio gli indifferenti. Peter Marshall: Un mondo differente non può essere costruito da persone indifferenti.

Considero più aderenti ad una visione positiva descrizioni come le seguenti. Papa Francesco: Siamo una società che ha dimenticato l’esperienza del piangere, siamo caduti nella globalizzazione dell’indifferenza. Leonardo Livati: Il trucco è immedesimarsi nell’indifferenza per scrutare il mondo con occhi imparziali. Attenzione: immedesimarsi, non essere indifferenti che sarebbe il peggior peccato di cui macchiarsi. John Hughes Holmes: L’universo non è né ostile né amichevole. È semplicemente indifferente.

E’ evidente come la parola in questione sia diversamente utile, a seconda del pensiero che si è voluto trasmettere. Indifferenza può essere declinata in molti altri modi che vanno oltre le connotazioni positivo-negativo.

Si potrebbe poi, come per altre parole, affidarsi ad interpretazioni specifiche: religione, psicologia, filosofia, economia. Di certo è facile constatare come sia l’uso comune a favorire la definizione che va per la maggiore. Secondo quanto comunemente si pensa e si dice, spesso con tono di biasimo, l’indifferenza è condizione e comportamento di chi, in determinate circostanze o per abitudine, non mostra interessamento, simpatia, partecipazione affettiva, turbamento e simili (E. Treccani). Nell’ascetica, è lo stato, necessario al conseguimento della vita perfetta, in cui si rinuncia a ogni scelta finché non si conosca la volontà divina per uniformarsi completamente ad essa, e, secondo la filosofia, è lo stato tranquillo dell’animo che, di fronte a un oggetto, non prova per esso desiderio né repulsione; o che, di fronte all’esigenza di una decisione volontaria, non propende più per l’uno che per l’altro termine di un’alternativa (E. Treccani). Un po’ come avviene in economia quando si parla di scelte d’investimento che – pur diverse – comportino lo stesso risultato essendo di fatto perfettamente sostituibili tra loro.

Per finire, sono convinto che sia sempre una questione di scelta. E’ sempre così in tutte le situazioni che abbiamo modo di incrociare. Spesso diamo più importanza a questioni facili e che ci è comodo governare, mentre riusciamo a relativizzare ogni altra questione che ci faccia correre il rischio di sentirci a disagio o semplicemente ci metta in condizione di prendere posizione e di manifestere il nostro pensiero. In tal caso è agevole giocare la carta dell’indifferenza.

Un cambio di rotta è possibile agendo da un altro punto di vista: cercare sempre di fare la differenza.

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Citazione: Credo negli esseri umani – Marco Masini

Immagine: Incontro by Pixabay


Melo ferito

… possiamo finalmente scegliere di andare oltre e decidere di ritornare a fiorire…

Quando ti misero a dimora, poco meno di dieci anni fa, eri già pronto. Grandicello, mostravi tutta la tua voglia di esprimerti. Non avevi vicini, eri solo in un bell’appezzamento protetto che guardava verso la montagna. Ma tu, con le tue belle foglie, guardavi preferibilmente verso levante prendendone nutrimento.

In solitaria e in poco tempo ti facesti notare con uno sviluppo repentino e con un bellissimo fogliame verde scuro. Non facesti mancare poi i frutti. Mele come quelle non se ne vedevano in zona da tanto tempo.

Anche la prima produzione fu lusinghiera ed abbondante.

Mele grandi, rotonde, rosse, dolci e succose, che piegavano i rami ancora giovani.

Il primo anno di attività ti vide prosperoso e anche preso di mira da qualcuno che non riuscì a resisterti, e si prese una buona parte dei frutti ancora pendenti.

Negli anni successivi ci fu ancora produzione, ma meno abbondante e meno florida rispetto agli inizi, segno che la solitudine estrema, la cura non particolarmente presente, gli eventi e chissà cos’altro ti avevano un po’ bloccato. In poche parole, l’entusiasmo era scemato.

Un po’ come quando c’è l’innamoramento: all’inizio si parte in quarta e poi pian piano si rallenta.

I tuoi custodi si sono chiesti: c’è da fare qualcosa? Ma poi la difficoltà a frequentarti per le note vicende della pandemia e altre questioni personali, hanno impedito ogni intervento.

Fino a quando ti sei lasciato andare …

E’ successo di recente, tra dicembre e gennaio, con la grande nevicata che con i suoi 110 centimetri ha coperto tutto, anche gli alberi di piccolo fusto. Come nel tuo caso.

Per settimane i tuoi rami, non più acerbi, hanno sostenuto non le mele coperte di fogliame ma l’abbondante neve, di giorno fresca e di notte ghiacciata dalle rigide temperature.

Poi con i giorni soleggiati e l’inevitabile disgelo il candido strato ha cominciato a dileguarsi.

E’ stato così che sei riapparso. Ti sei ripresentato come fosse la prima volta.

Ma qualcosa era cambiato. La tua struttura è apparsa spezzata, senza più l’originale e fresca eleganza. Non più integra ma divisa, sezionata.

Un albero decisamente bizzarro sembri oggi: insediato nel bianco terreno gelato con una ramificazione folta e decisa verso levante e una ampia vegetazione – futura ramaglia – pendente verso ponente, tenute insieme da una lingua di fusto che pare non arrendersi.

Certo che, caro il mio melo, i tuoi due rami principali che partivano dal fusto hanno subito una forte lacerazione. Il grande peso della neve ha aperto una grossa ferita fin nel tuo fusto, dividendoti quasi in due.

C’è quella lingua che è un sottile attaccamento e che non sarà in grado di ricollegarti.

I tuoi custodi si sono chiesti ancora, che fare? Lasciarti andare del tutto? Provare a riattaccare le due parti? O lasciare andare la parte più staccata e provare a salvare la rimanente?

Si tratta di decidere in fretta.

Fuor di metafora, è così anche nella nostra vita. Solo che, caro melo, in tal caso i custodi siamo noi stessi.

Spesso c’è necessità di uscire da una storia.

Può capitare per tante situazioni, per eventi dolorosi o perché una relazione finisce. Si tratta di cambiare noi e di lasciare andare qualcuno o qualcosa. Queste cose sono molto diffuse e ci riguardano più di quanto crediamo.

Perdita di una persona cara, della salute per una malattia inaspettata, della casa, del lavoro, della relazione con la compagna o col compagno che scelgono altre strade. E si potrebbe continuare.

La buona notizia è che ci sono il tempo per rendersi conto e il tempo per scegliere.

Il primo tempo ha bisogno di realizzarsi, non c’è un tempo uguale per tutti.

Il secondo tempo viene dopo, ma in tal caso serve una scelta e questa non può essere procrastinata.

In pratica possiamo finalmente scegliere di andare oltre e decidere di ritornare a fiorire. Non restando bloccati.

Sì, caro melo, proprio come sarà per te.

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Citazione e testo by Gianni Faccin

Immagini: foto by Angela Canale (Tonezza del Cimone – febbraio 2021)