… E l’indifferenza uccide!

Ricorda l’indifferenza uccide! Perciò avvicinati a chi è nel bisogno rialza chi è caduto e carezza il volto di chi piange cerca di essere voce per chi non ha voce allevia la sofferenza che incontri non partecipare all’omicidio consumato da quelli che sono gli indifferenti.

Un noto brano musicale ripeteva: “Nel 2000 io non so se vivrò ma il mondo cambierà il sole scenderà su di noi / Nel 2023, 23 Se il mio cuore batterà non lo so ma troverà qualcosa che lo farà batter più di te …

Di recente ha scritto al riguardo Fabiano Minacci:“Il testo era di Daniele Pace, accennando al misterioso futuro che incombeva, aggiungendo la frase “Nel 2023 l’uomo avrà smesso di lavorare” (ci andò vicino). Il brano era americano, cantato da Zager & Evans e in origine si chiamava “In The Year 2525”. Rick Evans la scrisse nel 1964, rimase chiusa in un cassetto fino al 1968. Il duo la incise all’inizio di giugno, entrò al n. 95 in America e il 12 luglio era al n. 1, grazie alle radio texane che la programmarono a rotta di collo, scalzando dal podio Elvis Presley, i Beatles e Stevie Wonder. Roba da non credere …”. In ogni caso il blogger afferma: “La canzone di Dalida Nel 2023 è una delle più catastrofiche di tutti i tempi”.

Anch’io come Minacci considero quel brano fra i più tendenzialmente catastrofici di sempre anche se in tal caso ci sono previsioni azzeccate e non. Del resto è sempre così, quando ci fanno previsioni generalizzate a lunga gittata, in parte, ci si azzecca sempre.

Come che sia, ci fu un tempo anche per me in cui pensavo al futuro come a qualcosa di migliorativo, di crescita per tutti, di evoluzione collettiva. Non soltanto di miglioramento personale, che, francamente, vedevo come cosa più complicata.

È stato così? Che c’entra la canzone richiamata?

È indubbio che il mondo, in questi circa 60 anni, sia migliorato sotto vari aspetti e abbia avuto varie fasi di progresso economico, culturale e sociale, e al contempo vari punti di crisi. Mi è difficile dare una misurazione di tali miglioramenti. Forse mi verrebbe più facile valutare le crisi, sempre più frequenti, spesso evidenziate da scosse di terremoto – anche violente – di tipo finanziario, politico, economico e sociale. Di recente anche di tipo sanitario (pandemia), non dimenticando i disastri ecologici puntualmente evocati, registrati, commentati e poi archiviati; e di tipo bellico (importante guerra in territorio europeo), non dimenticando l’intolleranza dialogica ormai persistente anche nelle sale politiche internazionali considerate democratiche.

Mi chiedo se a fronte di importanti avanzamenti (scambi multiculturali, discussione sui diritti umani, progresso tecnologico e sviluppo della ricerca, diffusione della conoscenza, opportunità della rete, per dirne solo alcuni) che sono sotto gli occhi di tutti non ci sia un imbarbarimento generalizzato che sta prendendo piede con forza. Sta dilagando.

Circa la pandemia: temo che stia diventando un brutto ricordo; parleremo di prevenzione e cautele non appena (speriamo di no) ne arriverà una di nuova. L’aviaria in essere non è una favola.

Circa la guerra: d’accordo ci sono decine di guerre nel mondo, da decenni e stanno aumentando; in Europa un conflitto così importante non era immaginato da nessuno; ci siamo abituati agli aggiornamenti sul conflitto, e anche alle statistiche sui morti e basta.

Circa gli immigrati: questa catastrofe è senza fine; l’indifferenza generale nasce da lontano, ma ultimamente è divenuta quasi un imperativo. Muoiono sotto gli occhi delle telecamere, quindi sotto i nostri occhi, “persone” che scappano da situazioni di profonda sofferenza e che se decidono di partire, pagando e rischiando, preferiscono questo ai soprusi in atto da parte dei loro conterranei. Quando poi sono bambini che vengono sacrificati rimanere indifferenti significa ancor di più complicità criminale.

Il fatto è che anziché unire le forze per trovare soluzioni adeguate, ci si dedica alla ricerca delle colpe e dei colpevoli dichiarando di avere la “coscienza a posto”. Questo atteggiamento sempre più praticato a tutti i livelli si basa su di una piattaforma che è alimentata dall’indifferenza: succedono certe cose ma non le voglio vedere, non mi riguardano oppure non mi conviene interessarmene, non è di mia competenza. Siamo passati dal lavarsi le mani (come Pilato – nda) di fronte ad un evento irrilevante all’arte di scaricare le responsabilità sugli altri di fronte ai peggiori crimini umani.

Tornando al brano musicale, che è uno spunto per uscire dalle usuali ovvietà, canzone proposta in Italia nel 1968/69, trovo che le cose non siano andate tutte male, anzi. Ci sono però anche segnali importanti di regresso. Che fanno pensare al peggio. Per esempio la vera catastrofe oggi, nel 2023, è evidente ed è quella dell’indifferenza diffusa. In tutti gli ambiti citati. Più che prevedere cosa accadrà occorre non essere indifferenti nelle situazioni in cui siamo immersi. Ed è vero: l’indifferenza uccide, come nella citazione.

Certo ci sono cose che possiamo fare ed altre che sono più difficili da realizzare.

Personalmente penso sia importante innanzitutto concentrarsi sulle prime.

Quali sono le cose che possiamo fare?

Anche su questo, sono convinto che possiamo ognuno di noi dare una risposta. Cominciando ad essere attenti. Poi impegnandosi ad essere consapevoli e a stare nel presente mettendo a disposizione le nostre capacità, senza esagerare, facendo la nostra parte.

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Citazione: L’indifferenza uccide! di Enzo Bianchi – Twitter

Immagine: Ragazzo del Togo in maglietta rossa – Giovanna Boteri su Facebook

Riferimenti nel testo: Nel 2023, brano proposto in Italia da Dalida e da Caterina Caselli – blog Biccy.it /F. Minacci


Nebbia

La nebbia a gl’irti colli piovigginando sale …, ma … Respirano lievi gli altissimi abeti racchiusi …

Impressioni del mio Gennaio (II)

Cos’è la nebbia in fin dei conti?

Nebbia è una parola che usiamo spesso per dire che qualcosa non va per il verso giusto o desiderato.

Oh! Mio Dio! C’é nebbia, e adesso?, quale espressione di un senso di impotenza. Con questa nebbia meglio starsene in casa!, quale espressione di rassegnazione. Oppure nel nostro parlare: Siamo nella nebbia più assoluta, per dire che siamo nella confusione e non sappiamo da che parte andare; siamo annebbiati, ossia confusi, disorientati; ho nebbia davanti a me, per dire che sono nell’estrema incertezza, tale che non vedo nulla se non la nebbia.

Parola assai significativa, molto usata, di sicuro non è attraente o simpatica. Chi per lavoro attraversa zone tipicamente nebbiose la odia senza dubbio.

Ma la nebbia è un fenomeno naturale. Come si sa, si forma attraverso una concentrazione di infinite piccole gocce d’acqua, che si creano vicino al terreno, ma anche sopra il mare o gli specchi d’acqua e lungo i corsi provocando una graduale diminuzione della visibilità. E spesso incidenti.

Un ammasso informe di vapore che si muove lentamente oppure pare stabilirsi in un determinato luogo senza dare idea di volersene andare. Ci sentiamo avvolti fin dentro le ossa. Immersi in una gigantesca bolla che quasi ci toglie il respiro.

Ebbene, quasi sempre possiamo essere noi a muoverci e ad uscire da questo ammasso indistinto.

Quante volte ci perdiamo in esso e ci lamentiamo per la situazione che viviamo. E ci impegniamo molto a farlo. Quando in realtà basta poco per cambiare tutto.

Dico che è un po’ come andare in montagna.

Fintanto che rimango sulle mie, resto fermo nella mia area confortevole, vedo la nebbia che mi dà fastidio e mi disturba, ma non mi attivo per cambiare e trovare di meglio, continuerò a rosicare, a essere a disagio e aumenterò il senso di confusione e di incertezza … Non potrò stare meglio.

Se invece con coraggio mi attiverò avviandomi fuori dalle comodità superando ogni pigra giustificazione fatta di alibi e pretesti, spesso inventati, riuscirò a vedere con occhi nuovi e me ne rallegrerò.

Dopo una passeggiata nella nebbia, mettendoci impegno, forza di volontà, fatica, sacrificio, attenzione, si può salire in quota e superare quella che sembrava un cortina di grigiore impenetrabile. Soltanto allora si vedrà un cielo limpido, azzurro, con uno scenario illuminato da un sole che pareva non esserci più. La nebbia c’é ancora, ma è al di sotto, e sparisce ogni confusione ed ogni incertezza. Ci si accorge che bastava uno sforzo, quello di impegnarsi a cambiare punto di vista.

Si scopre così che è proprio vero: Ogni cosa, anche la più buia, può essere illuminata. Ogni cosa, ossia tutta la vita.

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Citazioni: miscela di versi da San Martino di Giosuè Carducci e da Gennaio di Rainer Maria Rilke

Citazione nel testo: da testi di Ludwig Monti

Immagine in evidenza: Panorama quasi nebbioso by GiFa2023

Immagine in chiusura: Nella nebbia passeggiando su M. Cimone by AnCa 2023


Ieri ho incontrato …

Un mestiere dove l’utile non si distingue dal bello e dove è richiesta una lentezza, sovente raffinata, ha qualcosa in comune con l’arte.

Ieri (in verità diversi giorni fa) ho incontrato il mio gruista.

Era fiero, tranquillo, impavido, sicuro e perfino elegante.

Era tutto quello che non avrei mai pensato.

E non mi sarei mai aspettato un incontro come questo.

L’occasione ha avuto il sapore di una improvvisata, di una casualità.

Ci siamo visti, guardati e parlati. Capiti. Salutati.

Nell’antica Roma dicevano Per il savio basta una parola, divenuta proverbio, ripreso poi da Boccaccio nella sua opera massima, che è arrivato ai nostri giorni con A buon intenditor poche parole.

In questo caso i record sono stati ampiamente superati.

Sono sicuro che il mio gruista rappresenta un mondo del lavoro in cui vengono investite le migliori doti umane. Non solo di attenzione, precisione, prudenza, abnegazione, ma anche di passione, orgoglio, capacità di valutazione, di assunzione di rischi, gestione degli imprevisti, capacità direttive. E assunzione di responsabilità nell’essenzialità. Anche delle parole da usare.

Non conoscevo i compiti del gruista. Egli rappresenta un ruolo cardine nelle ditte edili e portuali. Dove sono in funzione le gru. Questa figura ha il compito di caricare, scaricare e trasportare materiali di diverse tonnellate e container per brevi tragitti, governando un braccio meccanico.

Ho visto all’opera il mio gruista e sono rimasto di stucco.

Purtroppo non è più mio, ora è di qualcun altro che abbisogna dei suoi servizi.

Altre persone a cui dedicare capacità, passioni e … poche parole ma chiare e perentorie. Financo gentili.

Da questo incontro sono tornato molto colpito, per tutto.

Spesso non sappiamo che cosa passa sopra le nostre teste. Se ci fermassimo a osservare potremmo anche spaventarci.

scarico materiali

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Citazione: da Frasi di Fabrizio Caramagna

Foto in evidenza e in chiusura del pezzo: By GiFa 2022


Il dono del lampone

Chi cerca trova, ma per trovare veramente occorre cambiare modalità di ricerca

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Inizialmente avevo pensato ad un titolo diverso: la regola del lampone oppure la legge del lampone. Alla fine ho scelto il titolo esposto perché ho sentito questa cosa più come un dono, disinteressato da parte della Terra madre, solo successivamente come un insegnamento.

Da qualche tempo in un piccolo orto coltivo i lamponi, le cui radici mi sono state donate molti anni fa da un caro parente, amante della natura. Avrei tanto preferito altri frutti di bosco, per esempio le more. Poi sono arrivati i lamponi e questi si sono ambientati nella dimora di famiglia, in montagna, e hanno lentamente fruttificato, di anno in anno sempre di più. Anche io mi sono adattato: preferirei le more perché hanno un sapore acidulo e poi sono ricche di vitamine e molto altro. I lamponi invece, pur sostanziosi come vitamine, sono molto più dolci, morbidi e delicati. E’ proprio per questo che non li preferirei alle more di rovo, che assaporo molto di più.

In ogni caso si tratta di piante che non tutti apprezzano per la loro capacità di essere fastidiose. Infatti tendono a moltiplicarsi a tal punto da essere bollate come infestanti. Io, però, tra more e lamponi ho trovato una sostanziale differenza. Mentre le more sono prevalentemente bene in vista e si possono cogliere a colpo sicuro evitando le spine ben distribuite sui gambi della pianta, i lamponi sono prevalentemente nascosti. Infatti le piante singole non mettono bene in evidenza i frutti che devono essere cercati sotto le foglie e al raccoglitore capita facilmente di sentirsi pungere dai gambi distribuiti sul terreno in modo disordinato.

C’è una cosa particolare che mi colpisce dei lamponi.

Quando credi sia finita la raccolta, eccone spuntare di nuovi. E ancora, quando credi siano esauriti, giorno per giorno, ne vedi di nuovi e se guardi bene, sotto tra le foglie, ne scopri altri che se ne stavano in attesa, ma ben coperti, quasi giocassero a nascondino.

Per andare bene ho scoperto una regola di comportamento: non mi fermo soltanto ad alcuni punti di osservazione, ma ne pratico di nuovi e di diversi in modo che l’individuazione dei lamponi maturi possa avvenire completamente. Solo e soltanto in questo modo si possono godere tutti i frutti offerti dalle piante. Mi colpisce proprio questa circostanza: non puoi dare per scontato di averli scovati tutti, ce n’è sempre qualcun altro ben nascosto. Talvolta non è sufficiente alzare le foglie o abbassare i gambi spinosi, serve proprio un punto di osservazione altro, diverso. Certi miei movimenti di ricerca dei frutti mi colgono di sorpresa e mi rido addosso in solitudine, essendo decisamente comico, ma sono posizionamenti utili a vedere i lamponi che non si vedono negli appostamenti usuali.

Un po’ come nella vita: è sempre utile assumere punti di vista diversi per vedere le cose in maniera diversa, senza fermarsi alle prime impressioni. Fa bene innanzitutto a noi che lo facciamo, un po’ come le vitamine dei lamponi.

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Citazione: by GiFa 2022

Immagine: Raspberries by Pixabay


So

Credere è “accogliere tra le proprie convinzioni o opinioni, per intima persuasione, per adesione spirituale, per un atto di fede; dare credito a qualcosa, ritenerlo vero …”

So.
So che ci sei, esisti e governi tutto.
Sì che abbiamo bisogno di Te, tutti.
Facciamo finta di riuscire ad arrangiarci, a fare da soli.
E a campare.
Scarichiamo il lunario ... illusi.
Sento che se non ci fossi tutto non avrebbe senso.
Eppure vorrei capire di più, scoprire di più, ma non è dato a nessuno di riuscirci.
Allora ricorro ai simboli e alle rappresentazioni, ai riti consolidati non sempre cercati.
Ti intravvedo in qualche immagine con cui vieni raccontato, descritto.
Solo in alcune.
In molte altre, quasi tutte, non mi ritrovo.
Non puoi essere così scontato, schematizzato ...
In ogni caso so.
So che ci sei, esisti e governi tutto.


Citazione: da Wikipedia significati

Immagine: donna che crede e prega, by Pixabay


La finestra

… Una Casa di Poesia …

Ho visto una finestra, che nessuno possiede.
Di ferro battuto, levitante come sogno, come volo di libellula.
C'è un'anima in quel ferro, del fabbro. 
Qualcosa di fluttuante che pare librarsi nel cielo, più leggera di un sogno.
E la finestra che sembra il ricamo di un sogno ...
Poi la guardi ancora e ... c'è solo una parete, una sola parete, quella della finestra.
Più avanti dei pilastri che reggeranno il resto della casa quando, se ci sarà un quando, sarà compiuta.
Niente per tetto per nascondere il cielo. Niente mura, per non sentirsi reclusi.
Una casa di poesia. 
Libera.
Piena di luce, d'aria, e uccelli che svolazzano.
C'é tutto.
E' la casa che ogni poeta desidera e sogna.

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Brano in versi liberamente adattato e personalizzato a cura di GiFa 2022 – ispirazione da Giravo per Lima di Alberto Manzi (da Essere uomo – Poesie Gagliano Ed. 2017)

Immagine: by Pixabay The window


Siamo fuori di testa ma diversi …

Ha vinto la politica-politicante e non è la prima volta. Possiamo fare sia l’ultima?

Torno ancora sul tema di questi giorni.

Tema che grazie ai siparietti stile “Muppet Show” (1) è subito stato posto in evidenza in ogni occasione, dalle tv alle testate giornalistiche, passando sopra alle emergenze, quelle vere che tocchiamo tutti con mano. (2)

Otto giorni fa scrissi in questa sede del forte pericolo di un autolesionismo italiano mirato. (3)
Purtroppo abbiamo constatato che si è realizzata la manovra di molti politicanti che secondo l’ordinamento vigente ci rappresentano al di là degli schieramenti di parte. A parte che in estrema sintesi li possiamo contare su di una sola mano. Ora è importante tener vivo il ricordo di quanto è successo. Io sento il bisogno di sollevare la questione almeno tra i miei lettori, pochi ma buoni. E per me stesso. 

Credo che il titolo (4), noto per altri motivi, possa rappresentare il mio sentire rispetto a questi politicanti: personaggi fuori di testa ma diversi sicuramente da quanto vorrebbe realmente la stragrande maggioranza degli italiani.

Innanzitutto una precisazione sul termine “politicante”. Dice la Treccani: Chi svolge attività politica con scarsa competenza, per lo più con mire ambiziose e per trarne vantaggi personali. I soliti p.; i pda piazzada caffèda strapazzo. Per estensione, persona faziosa e intrigante, dedita agli intrallazzi. Interessanti alcune definizioni celebri: i p., che hanno sempre in bocca le grandi e nobili parole e la solenne indignazione (B. Croce), gli arrivisti, i pdell’arte, gli ambiziosi di bassa specie (Cardarelli). Faccio notare come si intenda i politicanti e non i politici, su questo solitamente si generalizza un po’ tutti.

Considero attualissime queste note celebri, in fondo le storie si ripetono nel tempo. E appunto per questo sarei dell’idea di non sottovalutare l’attuale momento.

I cosiddetti calcoli da orticello personale hanno comunque prevalso e, senza voler distinguere tra buoni e cattivi, mi sento di sottolineare come avanzi sempre di più uno scenario comandato dalla pancia e dalle tattiche di alcuni personaggi con la consulenza di qualche genio nascosto. Non ci credo affatto alla circostanza che queste regressioni corrispondano al bene comune degli italiani. Sono giochini da bambini che si accordano per fare le scorribande. E’ qualcosa di estremamente facile da decifrare: l’appuntamento elettorale previsto per la primavera 2023
non si prevede così ghiotto come il momento attuale in cui i sondaggi paiono avvantaggiare qualcuno più di altri. Ecco che si inventa quanto avevo temuto: l’urgenza di chiedere il voto al popolo, che immediatamente si scopre sovrano, pur angariato da un elenco di questioni che i politicanti hanno finora finto di affrontare impedendo ad alcuni politici di procedere. Pare che la responsabilità, stando ai siparietti, sia di tutti e di nessuno (déjà-vu). Non riesco a trovare un senso alla malafede di costoro: hanno tolto l’ossigeno consapevolmente al capocordata vantandosi per la scelta; poi assegnano la responsabilità di questo a chi l’ossigeno ha continuato a fornirlo. Molti di noi corrono il rischio di crederci, se non fanno memoria breve di quanto accaduto. Non credo ci sia solo pancia. C’é molta razionalità legata ai cosiddetti “calcoli di convenienza”. Solo che in questa fase significa cinismo, ossia quell’atteggiamento di ostentata indifferenza e disprezzo nei confronti di valori morali e sociali. (5)

All’inizio ho scritto autolesionismo italiano mirato: già, si tratta di autolesionismo perché è chiaro che si dovrebbe remare tutti assieme, fare le riforme, ma è altrettanto chiaro che questa cosa non soddisfa più la fame di potere di alcuni. Temo che il risultato delle elezioni fissate inevitabilmente in piena estate tra 60 giorni comporterà ancora uno stallo tra forze di partito. Non c’era da anni una situazione che permettesse stabilità vera, altrimenti non sarebbe stato tirato per la giacca “Super Mario”. (6)
L’incapacità enorme delle parti politiche di essere autentici nostri rappresentanti permane. In questi 18 mesi c’è stato un tira e molla tra le parti e al loro interno. Nessuno, mi pare, ha approfittato per una nuova progettualità e nuovi punti di vista unificanti, come cercare realmente il contatto con la gente, con noi. Se non strumentalmente. Mi dispiace ma sarà ancora instabilità in autunno. E’ molto probabile ci troveremo a ricorrere ancora ad un “Super Mario” o come si chiamerà.

Per questo è assolutamente importante “occuparcene”. Al di là dei tanti siparietti che saremo costretti a vedere (Super Muppet, il grande manipolatore, ha già fatto il giorno dopo la crisi promesse ai pensionati di aumento delle rendite in modo da ammaliare non soltanto i pensionati, ma soprattutto la vasta platea di figli e parenti dei pensionati – attenzione sono decenni che vengono promesse le stesse cose), deve esserci chiaro che oggi i “Muppet” ci stanno manipolando e ci provano (Vice Super Muppet ha promesso la riforma costituzionale e un paese con democrazia non più parlamentare, ma non ha detto e non dirà che ci vuole il 67% del consenso per poter procedere alle riforme costituzionali … E in tal caso può contare al massimo, tutto da verificare, sul 25% in solitaria e sul 50% se in buona compagnia).

Dunque, che fare?

Oggi abbiamo in mano la possibilità di dire la nostra. Era ora? Francamente non so.

Resta il fatto che è nello scadenziario a breve.

E dire la nostra è assolutamente il caso. Scegliendo uno spettacolo stabile, i Muppet, oppure tentando un’alternativa che si presenti, speriamo, sui programmi e sui contenuti utili e realistici all’intero Paese. 

Non rassegniamoci. Occupiamocene. 

PS chiedo scusa ai veri Muppet …

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Citazione: by GiFa 2022

Immagini: Marionette 1) e 2) da Pixabay – Attenti a quei due e Puppet 3) da https://theplaylist.net/muppets-haunted-mansion-review-20211007/ – Puppet 4) in evidenza da https://www.theguardian.com/culture/2021/feb/22/the-muppet-show-episodes-given-a-content-warning-on-disney

Note nel testo:

(1) trasmissione televisiva ideata dallo statunitense Jim Henson, andata in onda tra il 1976 ne il 1981. I protagonisti sono dei curiosi pupazzi detti Muppet, dalla fusione tra le parole inglesi marionette (marionetta) e puppet (pupazzo). Jim Henson (animatore materiale anche di alcuni dei protagonisti), già presenza importante del programma Sesame Street (in Italia come “Sesamo apriti”), che ha in parte rivoluzionato il mondo della televisione per bambini, riuscì con questo programma a collocare i suoi pupazzi in una cornice rivolta ad un pubblico di adulti.

(2) ripresa della pandemia, l’aggravarsi della crisi economica, l’impressionante sviluppo della povertà assoluta e relativa che conterebbe 13 milioni di italiani, la crisi energetica, il peggioramento delle opportunità di lavoro e di prospettiva per il mondo giovanile (chi ha tra i 30 e i 40 anni), l’inflazione galoppante in seguito alla crisi energetica, la guerra in corso a 2 ore di volo da noi, la gestione del PNRR, la tutela dell’ambiente (vedi siccità) e molto altro ancora …

(3) autolesionismo italiano mirato: da pezzo in https://abitandoladistanza.com/2022/07/18/anche-le-formiche-nel-loro-piccolo-sincazzano/

(4) Titolo tratto da passo nella nota canzone Zitti e buoni del 2021 dei Maneskin

(5) Definizione di Cinismo da Wikipedia

(6) Super Mario: Mario, nota anche come Super Mario, è una serie di videogiochi prodotta da Nintendo, considerata una delle più popolari, durature e migliori serie videoludiche della storia. L’appellativo di Super Mario è stato dato a Mario Draghi in questa fase di difficoltà del nostro Stato. Prima di lui ci fu un altro Super Mario: Mario Monti che in una fase precedente ricoprì il ruolo di premier. Non si chiamavano Mario ma ricoprirono la stessa funzione Carlo Azeglio Ciampi e Lamberto Dini. Tutti tecnici proveniente dal mondo finanziario (Banca d’Italia, Commissione europea, BCE) e questo la dice lunga su come l’Italia sia già da anni instabile. I veri leader politici sono stati spesso i cosiddetti tecnici, a fronte delle incapacità dei nostri capi di partito.

Titolo: vedi nota (4)


 

Indifferenza?

Credo negli esseri umani …

Considero che l’uomo, in quanto essere animale razionale, maschio o femmina, abbia molte più possibilità di un animale qualsiasi, cane o gatto che sia.

Pare una cosa ovvia , ma non è proprio così.

Sono indifferenti gli animali? Non è agevole rispondere. Anche se coloro che hanno cani o gatti difficilmente hanno dubbi al riguardo. Infatti con gli animali si possono instaurare rapporti del tutto speciali, non di indifferenza. Di certo, da sempre, sono gli esseri umani che sono molto bravi a fare gli indifferenti.

Considero però “indifferenza”, una parola che, come tante altre, penso sia assai manipolata.

Se guardiamo al suo significato etimologico scopriamo un senso diverso da quello che tutti siamo normalmente portati a dare. E se guardiamo invece alle definizioni più o meno titolate che nei secoli più recenti sono state date alla parola, scopriamo generalmente e trasversamente, dal punto di vista ideologico o ideale, una importante e comune connotazione negativa.

Riporto alcune definizioni rilevanti, a quest’ultimo riguardo. Jack Kerouac: Se la moderazione è una colpa, allora l’indifferenza è un crimine. Piero Gobetti: Non può essere morale chi è indifferente. L’onestà consiste nell’avere idee e crederci e farne centro e scopo di se stessi. George Bernard Shaw: Il peggior peccato contro i nostri simili non è l’odio ma l’indifferenza: questa è l’essenza della mancanza di umanità. Kahlil Gibran: Il desiderio è metà della vita; l’indifferenza è già metà della morte. Oscar Wilde: L’indifferenza è la vendetta che il mondo si prende sui mediocri. Anton Cechov: L’indifferenza è la paralisi dell’anima, è una morte prematura. Ezra Pound: Gli indifferenti non hanno mai fatto la storia, non hanno mai neanche capito la storia. Antonio Gramsci: Indifferenza è abulia, è parassitismo, è vigliaccheria, non è vita. Perciò odio gli indifferenti. Peter Marshall: Un mondo differente non può essere costruito da persone indifferenti.

Considero più aderenti ad una visione positiva descrizioni come le seguenti. Papa Francesco: Siamo una società che ha dimenticato l’esperienza del piangere, siamo caduti nella globalizzazione dell’indifferenza. Leonardo Livati: Il trucco è immedesimarsi nell’indifferenza per scrutare il mondo con occhi imparziali. Attenzione: immedesimarsi, non essere indifferenti che sarebbe il peggior peccato di cui macchiarsi. John Hughes Holmes: L’universo non è né ostile né amichevole. È semplicemente indifferente.

E’ evidente come la parola in questione sia diversamente utile, a seconda del pensiero che si è voluto trasmettere. Indifferenza può essere declinata in molti altri modi che vanno oltre le connotazioni positivo-negativo.

Si potrebbe poi, come per altre parole, affidarsi ad interpretazioni specifiche: religione, psicologia, filosofia, economia. Di certo è facile constatare come sia l’uso comune a favorire la definizione che va per la maggiore. Secondo quanto comunemente si pensa e si dice, spesso con tono di biasimo, l’indifferenza è condizione e comportamento di chi, in determinate circostanze o per abitudine, non mostra interessamento, simpatia, partecipazione affettiva, turbamento e simili (E. Treccani). Nell’ascetica, è lo stato, necessario al conseguimento della vita perfetta, in cui si rinuncia a ogni scelta finché non si conosca la volontà divina per uniformarsi completamente ad essa, e, secondo la filosofia, è lo stato tranquillo dell’animo che, di fronte a un oggetto, non prova per esso desiderio né repulsione; o che, di fronte all’esigenza di una decisione volontaria, non propende più per l’uno che per l’altro termine di un’alternativa (E. Treccani). Un po’ come avviene in economia quando si parla di scelte d’investimento che – pur diverse – comportino lo stesso risultato essendo di fatto perfettamente sostituibili tra loro.

Per finire, sono convinto che sia sempre una questione di scelta. E’ sempre così in tutte le situazioni che abbiamo modo di incrociare. Spesso diamo più importanza a questioni facili e che ci è comodo governare, mentre riusciamo a relativizzare ogni altra questione che ci faccia correre il rischio di sentirci a disagio o semplicemente ci metta in condizione di prendere posizione e di manifestere il nostro pensiero. In tal caso è agevole giocare la carta dell’indifferenza.

Un cambio di rotta è possibile agendo da un altro punto di vista: cercare sempre di fare la differenza.

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Citazione: Credo negli esseri umani – Marco Masini

Immagine: Incontro by Pixabay


Anima(li)

Gli animali hanno un’anima? Ora se lo chiede anche la Chiesa …

Mi chiedo sempre più spesso perché riusciamo ad essere con gli animali, con alcuni più che con altri, nel modo in cui vorremmo o dovremmo essere con i nostri simili. Spesso non riusciamo a pazientare, accettare o andare oltre con esseri umani, persone vicine a noi, magari del nostro ambito di prossimità. Facciamo fatica non solo a scambiare tenerezza ma anche a cercarci, dialogare, confrontarci, interrogarci, rispettarci.

Con gli animali, quelli che non parlano, che ci sono fedeli, che ci chiedono attenzioni, che ci sembra ci vengano dietro, quando in realtà fanno la loro vita, talvolta costretti nelle nostre regole, siamo empatici, disponibili, estremamente generosi. Molto pazienti.

Vedo spesso scene di teneri rapporti uomo-animale, di stupore per come cani, gatti, uccelli e non solo, reagiscono alle nostre attenzioni.

Pare ci sia da stupirsi.

Certo siamo di fronte alla bellezza del creato, non vi è alcun dubbio. Ma è solo questo?

C’è chi mi ha spiegato che c’è grande sintonia tra uomo e animale perché anche gli animali hanno un’anima.

Altri mi hanno raccontato che animale e uomo fanno insierme un binomio inscindibile, sono fatti per integrarsi, per essere insieme.

Altri ancora mi ripetono che dovremmo imparare dagli animali …

Sono d’accordo. Dico però che un conto è il cosiddetto regno animale e un conto è il sistema umano. Ho la sensazione che spesso facciamo un po’ di confusione e tanta strumentalizzazione.

Da parte mia trovo bello ed importante avere rispetto e ammirazione per le specie animali. E’ importante creare dei validi rapporti con gli animali, e penso che anche loro ne abbiano bisogno. Credo però sia molto più importante imparare ad aver rispetto e attenzione adeguata verso tutte le persone che ci circondano. Gli umani.

Ho capito di recente di avere un’attrazione speciale verso i gatti, tutti i gatti. Me ne ritrovo da anni esemplari sempre nuovi fuori casa. Sono visite “easy”che ricevo come succederà a tantissime persone. L’attrazione mi deriva da quello che il gatto rappresenta: esso racchiude in sé il lato istintivo della natura, è un animale libero e indipendente. Perciò è un essere privilegiato per il suo lato criptico e segreto. Lo compresero gli Egizi che fecero del gatto una divinità … Il gatto conosce istintivamente i segreti del benessere e dell’armonia, infatti i monaci zen lo ritenevano capace di “mostrare la Via”. Gran parte delle sue eccezionali qualità dipendono dai sensi. Un udito super fino, un olfatto prodigioso, una vista che funziona anche al buio, sono “strumenti” talmente sofisticati da permettere a questo felino di “vedere” una realtà molto più ampia di quella che è alla nostra portata … (1) A parte quanto detto dai “testi esperti”, mi attira ed affascina proprio il porsi del gatto: libero e distante, non lontano, alla giusta distanza, momento per momento. Come ho sempre desiderato e voglio essere io.

Quello che se ne ricava è un esempio, un simbolo. Noi non possiamo essere come i gatti o certi altri animali, non abbiamo le loro spiccate capacità. Ne abbiamo altre che ci fanno diversi e ci contraddistinguono, che ci fanno esseri superiori agli animali.

Si tratta di metterle in campo, possibilmente per replicare le buone relazioni che già abbiamo con molti nostri animali compagni di vità. Come gli animali anche noi abbiamo un’anima, e, diversamente da loro, cani o gatti che siano, possiamo esserne consapevoli.

E’ poi interessante come certi animali ci possano essere d’esempio, offrendo alla luce del sole e gratuitamente modalità comunicative o relazionali che molti umani non sanno neanche da dove arrivino. Di recente ho potuto fotografare delle situazioni che sono a dir poco “educative”. (2) Infatti ci sono tra gli incosapevoli animali approcci del tutto “costruttivi ed efficaci” che come specie umana abbiamo deciso da tempo di accantonare.

Che fare, proviamo a ricominciare?

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Citazione: da brano web https://www.wired.it/attualita/politica/2021/02/06/animali-hanno-anima-chiesa-dibattito/

Immagine in evidenza: Gentilezza by Pixabay

Riferimenti testo: (1) https://www.mitiemisteri.it/simbologia-significato-degli-animali/gatto/ – (2) foto by GiFa 2022 Navigando sul Mincio


Amici o nemici?

Lo Xinjiang (Sinkiang), un territorio autonomo nel Nord-ovest della Cina, è una vasta regione di deserti e montagne. Qui vivono numerose minoranze etniche, tra cui gli Uiguri turchi. La Via della Seta, che un tempo fungeva da collegamento tra Cina e Medio Oriente, passava proprio per questa regione.

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Nemici!

Della serie corsi e ricorsi …

Ho letto un libro che è ambientato nella regione riportata nell’immagine e che riguarda un conflitto sociale e bellico di un tempo lontano. Perché mai mi ricorda moltissimo quanto stiamo vivendo in questo 2022?

Noi, India, Cina e Pakistan, formiamo una triade di nemici, una vera trinità, simile alla Divinità dai tre volti, solo che sarebbe difficile identificare la parte di ognuno di noi dal momento che tutti vorremmo sostenere di essere il Creatore e nessuno accetterebbe il ruolo di Distruttore e chi di noi potrebbe sostenere di essere il Conservatore?

Ahimé, nella vita nulla è chiaro come nella pietra, perché noi cambiamo, cambiamo!

Ad ogni modo quando il Pakistan non è riuscito a spuntarla riguardo al Kashmir nel 1959 di fronte al Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite, si è rivolto alla Cina, per vendetta o disperazione, chi può dirlo? A ogni modo, i suoi colloqui con la Cina hanno riaffermato i suoi diritti sovrani sul Kashmir. A quel tempo la Cina era prudente e solo dopo la conclusione dei suoi colloqui con noi ha accettato di incontrare i rappresentanti del Pakistan. Quei colloqui tra cinesi e pakistani sono stati solo un segno degli ulteriori recenti accordi. Come spiegare altrimenti il fatto che il Pakistan abbia dato alla Cina quasi 6000 miglia quadrate del suo territorio? … A ogni modo, tutto ha portato il Pakistan ad allontanarsi da noi, anzi dall’Occidente, e ad avvicinarsi alla Cina per rappresaglia. La Cina è ora al centro di tutto il problema del Kashmir. Eppure le montagne del Kashmir sono un indispensabile baluardo, sia per il Pakistan sia per noi, non solo contro la Cina ma anche tra noi due. E anche la Russia Sovietica si interessa al Kashmir. Ci ha appoggiato persino contro la Cina; manda istruttori russi a insegnare ai nostri piloti indiani come pilotare tra quelle formidabili montagne e ci ha promesso jet da combattimento più moderni di quelli che vende alla Cina, se devo credere ai giornali di oggi. A quale scopo? Penso che alla provincia cinese del Sinkiang, naturalmente, così ricca di minerali e così strategicamente importante tra la Russia stessa e la Cina, dato che i confini russi in quella zona sono indefiniti. Sinkiang è il punto centrale. Ma per noi?

Ora la nostra zona è diventata importante per la Cina come passaggio per il Sinkiang. Se ne rende conto? Certo che se ne rende conto, ma quella zona per me è la tomba di mio figlio

[da colloquio tra oligarca indiano e suo primo ministro]

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Citazione: da Wikipedia

Immagine: Sinkiang da Wikipedia

Testo: di P.S.B. tratto da Mandala – Bur