Un vecchio e un bambino si presero per mano e andarono insieme incontro alla sera …
Quando si dice il tuo “bambino interiore”.
Mi è sempre piaciuto approfondire questo argomento, ho letto libri, testi di poesie e di canzoni, pezzi e articoli specifici, tutti interessanti.
E’ un mondo che mi attrae e che mi spinge ad approfondire, capire, trovare senso.
Solo di recente ho avuto dei contatti più robusti e decisamente consapevoli.
E’ capitato dopo aver provato momenti di forte tristezza, di distacco, di distanziamento anche fisico.
Non sempre la distanza, o meglio, in tal caso la lontananza, è facilmente gestibile. Se non si accetta pienamente la situazione la sofferenza derivante è grande.
Non ci sono consolazioni, nessuna giustificazione che ti venga illustrata che divenga “balsamo”.
Mi è ben chiaro come nella prima infanzia si sia veramente genuini, autentici, puri, non ancora inquinati e compromessi con la “dura realtà”.
E nessuno te l’ha detto, anzi può essere che ti sia dovuto sentire sbagliato, nella tua ingenuità praticata, a casa, a scuola, con i compagni, con i parenti, con chiunque ti abbia avvicinato.
In gioventù non si è ancora coscienti di quale sia la realtà.
Ad un certo punto comincia il cammino verso l’esperienza, che comporta un risveglio e accorgersi che non sono tutte rose e viole, come diceva mio padre.
E’ un viaggio che inizia, senza ritorno prevedibile. Un viaggio che non promette nulla di buono se non divenire più coscienti di se stessi, di come si è e di come si potrebbe essere. Nell’accorgersi di questa distanza, gap si direbbe oggi, è come cadere dal letto ancora in preda al sonno e capire solo in quel momento che si è sul duro pavimento.
Tutto capita a tappe, finché un giorno, all’improvviso, cominci a cogliere l’attimo, quasi inavvertitamente, ma te ne accorgi che accade qualcosa di nuovo. E inizi a ripeterti spesso: ma perché non mi è successo prima?
Puoi avere vent’anni, trenta o cinquanta, ma è un risveglio. E da lì comincia il potenziale cambiamento personale. Ed è proprio in questa circostanza che può avvenire un contatto profondo con il sé bambino. Quasi fosse la scoperta di un nuovo mondo.
Io non ho ben presente quando è accaduto. Mi pare sia avvenuto intorno ai 40, nel partecipare ad un corso di cambiamento personale, in ambito professionale.
Di sicuro, oggi ho chiaro ogni momento in cui avviene. E succede di continuo. Ed è fantastico.
In ogni occasione mi ritrovo a vedermi e sentirmi bambino.
Non me ne vergogno e riesco anche ad esternare a chi mi è vicino queste esperienze che considero sacre. Sono felice in quei momenti, non rari, di superare ogni paura di giudizio esterno e ogni pregiudizio verso la mia persona.
Spesso, corro allo specchio e cerco di intravvedere i miei caratteri e tratti bambini. Quasi a riunire le mie parti essenziali.
E’ così che ritrovo il mio mezzo sorriso, il mio sguardo, la mia fisionomia, un po’ la postura e soprattutto i miei occhioni innocenti, curiosi e colmi di stupore e ricerca.
Sì, mi rendo conto che il tempo è passato, ma gioisco nel realizzare che quei tratti sono tutt’oggi gli stessi.
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Citazione: Da Il Vecchio e il bambino – Francesco Guccini (Album Radici, 1972)
Foto: storica foto Codiferro – Gianni a 1 anno (1958)