Spirito inquieto

Siate inquieti e non vivete a metà…

Ringrazio Chiara che mi ha di recente stimolato e fatto riflettere con alcuni suoi versi, mai pubblicati. Ora mi dà il permesso di farlo come sigillo di sentimenti e sensazioni condivise. Auguro a Chiara di realizzare i propri sogni e di mantenersi sempre “in ricerca”.

Spiriti in Cammino

Il naso puntato al cielo
Un'espansione verso di lui
Tutto è importante
Nulla lo è
Le stelle ci parlano con il loro linguaggio
Noi lì, allievi silenziosi
Quando ce ne ricordiamo

[versi di Chiara Pasin]

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Non so bene perché, ma mi piace pensare di essere uno spirito inquieto.

Non certo uno spirito che non trova mai pace, tormentato al punto da non riuscire a stare bene o in pace. O così agitato da rendere inquieti anche i vicini.

Sì invece uno spirito che si abbevera costantemente di cose nuove, pure e dissetanti, di trovare rigenerazione e voglia di andare oltre.

Uno spirito in continua ricerca, curioso da vedere che cosa c’è intorno e svoltato l’angolo.

Guardare oltre.

Ma oltre chi e cosa?

Ecco una delle mie famose domande, fuor di luogo comune o di comune modo di dire.

Oltre i miei limiti, i pregiudizi e le paure che mi accompagnano. Quindi oltre me stesso.

E’ certo che questo approccio alla vita non mi è nuovo, anzi lo riconosco come più consapevole nell’ultimo decennio. Meno consapevole prima, ma c’è sempre stato in me.

Uno stupore speciale mi assale quando riconosco la stessa inquietudine in altre persone.

E’ stupendo riconoscersi e guardarsi dapprima con gli stessi occhi incrociando lo sguardo profondo e poi riconoscendo lo stesso modo di cercare e scoprire, guardando via da noi e in tempi diversi, intimi e distanti, rivolgendo lo sguardo all’insù.

Non è ben chiaro, ma la sensazione è quella di sentirsi piccoli, guidati, accompagnati come una mano più grande tenesse stretta la nostra e ci portasse verso la strada maestra.

E’ in quell’accompagnamento, guardando in alto che ci possiamo sentire allievi di un lui infinitamente più grande e indescrivibile. Distante, lontano ma vicino.

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Citazione: Papa Francesco rivolto ai giovani (udienza 13 giugno 2018 – Città del Vaticano)

Immagine: Pixabay – Stelle (in evidenza) e Donna che guarda verso l’alto

Versi: componimento di Chiara Pasin


Shabbat

Giorno di Vita

Per moltissime persone la parola del titolo richiama quello che è anche per noi occidentali, ossia il Sabato. Con l’iniziale maiuscola in quanto vuole essere un momento sacro, oltre che di riposo, in altre parole di pausa.

Di solito pensiamo ad una pausa dal lavoro, dallo studio o altro. Insomma ad una vacanza che altro non è che una sospensione di un’attività, di lavoro o di studio, spesso in corrispondenza di particolari ricorrenze o festività (*).

In realtà è una parola che richiama il prendersi cura di sé. Ecco perché “Giorno di Vita”. Giorno sacro.

Il web, quasi sempre ben informato e documentato, la descrive così:

Sebbene lo Shabbat non sia considerata una festività da molte altre culture e religioni, l’ebraismo gli riconosce lo status di gioiosa festività. La halakhah (**) conosce lo Shabbat come la festività più importante del calendario ebraico. Tra l’altro essa:

  • è la prima festività menzionata nella Bibbia e Dio è stato il primo ad osservarlo;
  • nella Liturgia lo Shabbat viene paragonata ad una sposa, una regina o un re, come riporta il Mishnenh Torah (***) …

Sappiamo come Shabat o la sua versione anglicizzata Sabbath siano universalmente tradotti come “riposo” o “tempo del riposo … da qui si arguisce che una traduzione più letterale sarebbe “lo smettere” con l’induzione a “smettere di lavorare”. Poiché Shabat è il giorno della cessazione del lavoro, sebbene il riposo ne sia un’implicazione, non è necessariamente una connotazione della parola stessa... Da questa e altre argomentazioni capiamo anche la questione teologica sul perché, nel settimo giorno della creazione, così come riportato nel libro della Genesi, Dio abbia avuto bisogno di riposare. Una volta compreso che Dio ha smesso di lavorare piuttosto che si sia riposato, l’ottica cambia e diventa biblicamente più aderente alla figura di un Dio onnipotente che non ha necessità del riposo.

Quindi, ferma restando questa doverosa chiarificazione, questa voce seguirà la traduzione più comunemente accettata di Shabat con “riposo sabbatico”, da cui pausa di riflessione o periodo sabbatico, comunemente usati.

Bene, e se rivalutassimo il nostro Sabato anche riposandoci di più, ma destinandolo soprattutto ad una vera “pausa”? Se riuscissimo a smettere di fare alcune cose e ne facessimo altre di maggior valore?

Nella mia vita, dal punto di vista dello smettere potrei elencare molte cose: verificare le email, dedicarmi ai media e ai social, rispondere a tutto e a tutti, pianificare le cose da fare nel mese e nella settimana, visionare le ultime notizie verificandone la veridicità, curiosare, giudicare, invadere il terreno altrui, parlare troppo, andare di corsa, ecc.

Dal punto di vista del fare, basterebbe dedicassi maggior spazio al “fare silenzio” intorno a me e dentro la mente, all’essere disponibile all’ascolto di me stesso e degli altri, chiunque essi siano.

Mi è chiaro che quest’ultime cose riescono meglio se si riesce a smettere tutto ciò che riempie e spesso rischia di inquinare il proprio spazio personale.

Mi sto impegnando a provarci, nella prospettiva di riuscire in tutti i Sabati dell’anno a fare ” vera pausa” e a costruire “Giorni di Vita”.


Fonti e riferimenti:

  • Wikipedia: ogni passo in corsivo e asteriscato
  • in particolare: (*) https://it.wikipedia.org/wiki/Shabbat – (**) Halakhah (in ebraico הלכה) è la tradizione “normativa” religiosa dell’Ebraismo – (***) La Mishneh Torah (in ebraico מִשְׁנֶה תּוֹרָה  o “Ripetizione della Torah”) sottotitolato Sefer Yad HaHazaka (ספר יד החזקה “Libro della Mano Forte,”) è un codice ebraico scritto da Maimonide che è uno dei rabbini più importanti della storia ebraica. Il Mishneh Torah fu compilato tra l’anno 1170 e il 1180. .. Mishneh Torah consiste di quattordici libri suddivisi in sezioni, capitoli e paragrafi. È l’unica opera medievale che riporti nei particolari tutte le osservanze e pratiche ebraiche, incluse quelle leggi che furono applicabili solo durante l’esistenza del Tempio di Gerusalemme, e un’opera molto importante nell’Ebraismo.

Foto: in evidenza by Wikipedia photo – Rituale havdalah di chiusura (Spagna XIV secolo)

Galleria immagini: Il riposo dello Shabbat (Samuel Hirszenberg) – Le candele dello Shabbat (entrambe by Wikipedia photo) – The Torah (Pixabay) – Hanukkah (Pixabay)

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Cuore d’oro

Dell’Amore

Dell’Amore che hai ricevuto ti sei nutrito e sei cresciuto.

A molti Altri l’hai voluto donare e molti fiori hai visto spuntare. Se i tuoi spazi ti prenderai gli Altri sempre meglio aiuterai.

Oggi voglio vivere…
Voglio dare…
Sono stato e sono un cercatore, una persona in ricerca del cuore d’oro.
Questo mi è stato difficile esprimerlo e trasmetterlo.
Ma è così.
E il tempo passa, gli anni volano.
E sono in ricerca del cuore d’oro…

Ho fatto tante esperienze, non sempre belle, ma sempre utili.
Non solo per me.
Per cercare un cuore d’oro ho fatto tanti chilometri, ho attraversato vite e ho incontrato sofferenze.
Ho sofferto e fatto soffrire.
Ho abitato nella mia mente, e nel mio cuore che mi fa cercare il cuore d’oro. 
E sono in ricerca del cuore d’oro…                                                                                                                                                                     

Oggi voglio vivere…
Voglio dare…                                                                                                                                                                      Ho cercato e cerco ancora.
Ma ho trovato il cuore d’oro. 

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Testo by Gianni Faccin, versi liberi ispirati liberamente a Heart of Gold di Neil Young nella versione del mio preferito Johnny Cash

Citazione: versi by Annamaria Sudiero – 2020

Foto by GiFa – Mandàla di Gianni Faccin nella creazione di Annamaria Sudiero, artista e Amica