Mi sento come quel bimbo cui regalano un pacchetto di dolci: i primi li mangia con piacere, ma quando si accorge che gliene rimangono pochi, comincia a gustarli intensamente.
Da qualche anno a questa parte, forse per i cambiamenti importanti che ho incontrato e vissuto, ho ripreso a farmi le domande della vita. Certe domande in particolare, della vita e della morte.
Mi chiedo spesso come sarà e cosa sarà. Non è una novità, mi sono sempre interrogato, ma sono sempre andato di fretta (*) per un motivo o per l’altro, fermandomi poco a stare con me su questi interrogativi.
Forse sono anche fuggito dai dubbi conseguenti, oppure avevo altre domande a cui cercare di dare presto una risposta.
Oggi più che mai ho la sensazione di aver vissuto intensamente, di aver affrontato e anche superato tante prove, di aver fatto una marea di errori accompagnati sempre anche da tante cose belle. Sento intensamente come il tempo sia letteralmente volato e che tanti sogni si siano pienamente realizzati. Sogni e desideri personali, progetti e traguardi cercati e condivisi con altre persone.
Ho anche una sensazione, in genere sgradevole, di “fretta” vissuta eccessivamente. Fretta di partire, di arrivare, di cogliere, di offrire, di esserci, di non mancare, di realizzare, di non perdermi cose importanti, di valore. Nei momenti di pausa mi è sempre arrivata puntuale la consapevolezza che quanto era stato non interessava più a nessuno, perché … acqua che passa non macina più (**), per dirla con una ripetutissima frase di un vecchio collega di lavoro.
Del resto durante la mia vita professionale datata mi affascinava e al tempo stesso mi infastidiva un dirigente che dichiarava spesso a gran voce, e in quest’ambito gli slogan si sprecano, un’altra frase assai significativa: dobbiamo correre fermandoci e dobbiamo fermarci correndo!
Ebbene, l’ho fatto spesso. Nel lavoro e nella vita. Nell’ambito sociale e nell’ambito personale e familiare.
Ho avuto per tanto tempo questa impressione, di fare pausa in piena corsa, pausa perché indispensabile, fisicamente e mentalmente. Ma anche di fare corse sfrenate, con poca pausa, perché le pause interrompono qualcosa di ritenuto priorità assoluta e fermarsi è vergognoso, colpevole …
Ed ecco una prima domanda: ma chi l’ha detto che “dobbiamo”?
Chi l’ha deciso che dobbiamo essere sempre di corsa, e per arrivare dove? Anzi accelerare perché sembrerebbe che non ci fosse più tempo.
E’ proprio il verbo “dovere” che rompe le scatole. E’ un verbo che richiama immediatamente sensi di costrizione, di obbligo, talora l’anticipazione di conseguenze negative nel caso in cui non si riuscisse a svolgere un compito.
Anche da questo deriva l’atteggiamento di “fretta”, almeno per me. Ed è stato così da sempre.
Fin da bambino “dovevo” rispondere alle aspettative altrui. Poi adolescente e giovane adulto “dovevo” comportarmi secondo le giuste regole, a casa, con gli amici, a scuola e negli studi. Poi con la ragazza. Sono sempre stato abbastanza diligente, ma, lo riconosco, sempre un po’ ribelle. Ho avuto la fortuna di riflettere molto su tutto quello che mi capitava, sulle esperienze che andavo facendo, ma ho avuto una fortuna grandissima se penso a quanto mi hanno testimoniato i miei genitori e alla libertà che mi hanno permesso di avere, a quanto mi hanno donato amici veri che ancora oggi ricordo con affetto, a quanto mi hanno maturato le esperienze variegate che ho vissuto. L’incontro con la donna che oggi è ancora mia moglie, è stato alla fine determinante. La relazione con Angela mi ha permesso di crescere e diventare veramente e pienamente uomo. Mi ha aiutato ad esorcizzare la “fretta” distruttiva e a trasformarla, passo dopo passo, in cura per il momento presente.
E’ vero, il tempo finirà per ognuno di noi. Ma se vogliamo possiamo averne cura, qui adesso, e gustarlo intensamente.
Citazione: da “La mia anima ha fretta” di Mario de Andrade
Foto: By Angela Canale – Valle delle Lanze 1 marzo 2021
Note:
(*) fretta: Necessità o desiderio di fare presto: ho f. d’arrivare, di finire; non posso trattenermi perché ho una gran f.; … Include spesso l’idea di rapidità eccessiva; s’accompagna perciò spesso all’agg. o avv. troppo: parli troppo in f.; giudichi con troppa fretta (https://www.treccani.it/vocabolario)
(**) Aghe passade no masàne plui – Friuli Venezia Giulia; Acqua passata non macina mulinu – Calabria. Cosa vuol dire? L’acqua che è già passata sotto la ruota del mulino, non può far muovere la mola per macinare ancora una volta. Si dice per azioni, atteggiamenti, sentimenti che ebbero valore un tempo ma non ne hanno più (da https://dettieproverbi.it/)
Bella riflessione. Il tempo vissuto come kairos…
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Sì, il “momento supremo”. Ma per me definibile come “momento unico”, in una vita fatta di momenti unici, Mauro un abbraccio a te.
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