Fran!

Quindi, conosci il tuo corpo e goditi lo spettacolo!

Stanotte mi sono svegliato di soprassalto perché ho sentito un colpo forte e secco. Preoccupato, sono rimasto in ascolto pensando a qualcosa di brutto, poi, con calma, ho cercato di dare un nome a quel botto in piena oscurità e nel grande silenzio. Non sentendo alcunché, assonnato com’ero, mi sono lasciato andare sul cuscino e ho ripreso sonno, con una coda interrogativa che via via andava scemando.

La curiosità si è manifestata appena alzato. Infatti, N. ha cercato di capire e ha subito scoperto cos’era stato quel botto notturno.

Nel ricevere questa telefonata, ho subito pensato a quanto era successo collegandolo ad un brano di un bellissimo film tratto da Novecento di Alessandro Baricco (*). E infatti era la stessa situazione, proprio identica a quella descritta nella telefonata. Io credo che se non fosse stato qualcosa di singolare, molto singolare, N. non me l’avrebbe raccontato. Invece stamane presto, la prima cosa riferita in un bel “vocale” come è molto in uso oggi, è stato descrivere subito la circostanza.

Ma quale circostanza?

In casa, nel pieno della notte, un quadro era caduto insieme al suo chiodo. Beh, ogni tanto succede …

È una casualità? È un segno? Una presenza? Pensandoci su, una domanda sorge spontanea: che significato possiamo dare ad un quadro che cade improvvisamente? E di notte?

Conosco persone che non danno a questa evenienza un significato particolare. Ne conosco altre che ne danno un senso malefico o che lo considerano importante, profetico, oppure che pongono la questione in termini di superstizione o addirittura attinenti a temi religiosi.

Come che sia, penso che forse il quadro aveva bisogno di cambiare posizione e lo ha aiutato il chiodo che magari si era semplicemente stancato di stare male imbucato. E in effetti, quando il quadro è stato appeso non è detto che il chiodo fosse quello adatto e non è stato interpellato il quadro se gli andava di stare lì. A volte le spiegazioni sono davvero sotto il nostro naso, anzi appese davanti a noi …

Umorismo per umorismo mi piace pensare al brano succitato che grosso modo si avvicina alla mia versione appena espressa. Quindi, lo riporto di seguito perché ogni riduzione lo ridurrebbe, appunto. Prima di riportarlo, aggiungo un’altra domanda (multipla) cui sarebbe interessante rispondere: se il quadro fosse caduto di giorno, la circostanza avrebbe avuto lo stesso impatto? E come può essere la circostanza non significativa se è stata la prima cosa a voler essere comunicata di presto mattino? Quasi prima del buongiorno?

Di certo, la risposta è in ognuno di noi. Forse sarebbe meglio che imparassimo da queste piccole cose a meglio conoscerci dentro e fuori, come dice l’autrice di un bellissimo blog (**), “conosciamo noi stessi e godiamoci lo spettacolo!”.

Ecco il brano che è poi un dialogo fantastico.

“A me m’ha sempre colpito questa faccenda dei quadri. Stanno su per anni, poi senza che accada nulla, ma nulla dico, fran, giù, cadono. Stanno lì attaccati al chiodo, nessuno gli fa niente, ma loro a un certo punto, fran, cadono giù, come sassi. Nel silenzio più assoluto, con tutto immobile intorno, non una mosca che vola, e loro, fran. Non c’è una ragione. Perché proprio in quell’istante? Non si sa. Fran. Cos’è che succede a un chiodo per farlo decidere che non ne può più? C’ha un’anima, anche lui, poveretto? Prende delle decisioni? Ne ha discusso a lungo col quadro, erano incerti sul da farsi, ne parlavano tutte le sere, da anni, poi hanno deciso una data, un’ora, un minuto, un istante, è quello, fran. O lo sapevano già dall’inizio, i due, era già tutto combinato, guarda io mollo tutto tra sette anni, per me va bene, okay allora intesi per il 13 maggio, okay, verso le sei, facciamo sei meno un quarto, d’accordo, allora buonanotte, ‘notte. Sette anni dopo, 13 maggio, sei meno un quarto, fran.

Non si capisce. È una di quelle cose che è meglio che non ci pensi, se no ci esci matto. Quando cade un quadro. Quando ti svegli un mattino, e non la ami più. Quando apri il giornale e leggi che è scoppiata la guerra. Quando vedi un treno e pensi io devo andarmene da qui. Quando ti guardi allo specchio e ti accorgi che sei vecchio. Quando, in mezzo all’Oceano, Novecento alzò lo sguardo dal piatto e mi disse: “A New York, fra tre giorni, io scenderò da questa nave”. Ci rimasi secco. Fran.”

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Citazione: vedi riferimenti nel testo (**)

Immagine: Picture by Pixabay

Riferimenti nel testo: (*) Il film è La leggenda del pianista sull’oceano (1998) di Giuseppe Tornatore, tratto dal libro (monologo teatrale) Novecento di Alessandro Baricco, ed. Feltrinelli 1994.

(**) Cristina Gagliano autrice del blog https://www.sonovolubile.it/perche-i-quadri-cadono-di-notte.

(***) Brano tratto da Novecento di Alessandro Baricco, ed. Feltrinelli 1994 (scena inerente ai quadri che cadono improvvisamente)


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