“Chi sa se il soffio vitale dell’uomo salga in alto e se quello della bestia scenda in basso nella terra?”
Erano mesi che non si vedeva nella parte bassa del paese, quella più prossima al centro.
Ora la meraviglia è tornata, è scesa dai suoi misteriosi rifugi in quota, per nutrirsi dell’erba appena cresciuta dopo l’imponente taglio stagionale. Essa predilige i grandi spazi dove poter fare incetta in piena libertà di erba fresca, verde e squisita.
Eravamo preoccupati del ritardo, ma ora abbiamo cominciato a rivedere le solite scene.
A coppie o in solitaria, approfittando dei giorni più tranquilli, senza rumori, chiasso e presenze di auto e folla, queste meraviglie si spingono fin quaggiù, nei pressi della strada principale, e, famelici, mangiano avidamente.
Solo a tratti si fermano e si guardano intorno, sicuramente a controllare se ci sono cambiamenti che li possano preoccupare. In realtà si concentrano nell’accaparrarsi cibo anche per coprire le riserve necessarie.
Come che sia, la loro presenza non incute timori, non disturba, non invade e non si nota facilmente. Al contrario è una presenza silenziosa, tanto vorace quanto delicata, impercettibile.
Appare solamente ad un occhio attento, disponibile, aperto e pronto a stupirsi.
Avviene qualcosa di meraviglioso, è un incontro d’anime: chi ammira da lontano e chi si lascia osservare, non ignaro, mentre dà soddisfazione alle proprie esigenze vitali.
E’ un animale gentile che ci prospetta una nuova possibilità, ovvero la scoperta di un dialogo possibile nel reciproco rispetto e nella benevolenza, fuori dal voluto-inevitabile conflitto tra “umani” e animali”.
Lo stesso rapporto che vorremmo vedere tra umani, e che spesso, troppo spesso, è carente.
In quanto umani, dobbiamo anche ricordarci che noi stessi siamo animali e che possiamo fare scelte etiche verso tutto il pianeta-esseri viventi, razionali e non.
Come scaturisce dalle parole di un noto monaco del sud-tirolo (*): “… Dal momento in cui pensiamo a noi stessi come animali, dobbiamo chiederci criticamente come li trattiamo e se rispettiamo i loro bisogni. Allo stesso tempo, dobbiamo stare attenti a non “umanizzarli”, senza proiettare in loro delle aspettative alle quali non possono rispondere”.
L’animale gentile è là e mantiene la giusta distanza. Si avvicina quando è il momento e poi si allontana. C’è rispetto verso di noi e le nostre cose.
Riusciamo noi a fare lo stesso?
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Citazione: da Qohelet (3, 19-21)
Foto by GiFa: Tonezza del Cimone giugno 2021
Riferimento nel testo (*): intervista a Martin M. Lintner
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