Ogni bimbo che nasce ci porta la notizia che Dio non si è ancora stancato degli uomini.
Ecco che ci risiamo. Da almeno venti giorni siamo nel pieno dell’attesa del Natale. Per chi crede in questa ricorrenza annuale c’è un alto valore umano richiamato da alti significati. Per chi non crede … non so.
Si chiama Avvento questo periodo, che significa “venuta” ma che viene meglio interpretato come “attesa”. Attesa del Signore.
Eppure si ripete ogni anno una liturgia a cui quasi tutte le persone sottostanno. Credenti e non. Ricreare la magia del Natale: luci nelle luminarie cittadine, ornamenti, l’albero, i regali (spesso subiti nel predisporli come anche nel riceverli), gli auguri a raffica, riempiendo i telefonini di messaggini frettolosi e i social di immagini ad effetto, pranzi e cene, ritrovi, babbi natale, renne, elfi, euforia e luci, tante luci … Ma che significa tutto questo?
A Natale siamo tutti più buoni o più invasati?
C’è sicuramente una miscela di tradizioni e di significati non soltanto religiosi in questo fenomeno, significati che percepisco in forte crollo, anche tra i non più giovani. Quello che lega ancora insieme il composto natalizio è l’approccio consumistico che ci riguarda tutti passando trasversalmente nel mucchio. E’ la civiltà dei consumi che ci abbaglia e attira con le sue luci intermittenti, come raccontava già nel 1963 Italo Calvino (1). E’ stata una grande manipolazione di massa che ancor oggi ci fa vivere il Natale come una grande “sagra”, nonostante gli enormi problemi che ci portiamo addosso tutti.
Quel che mi colpisce ogni anno sempre di più è quanto questa cosa sia fugace. Corriamo come matti fino alla vigilia, per esempio per far sì che sia tutto perfetto, tutto a posto, ogni regalo preparato, e poi celebriamo il giorno della festa e tutto finisce lì in poche ore. Il giorno dopo si riprende la solita vita, come nulla fosse accaduto.
Ma gli auguri ce li scambiamo per fare un buon pranzo in famiglia o per quale altro motivo?
Personalmente mi sono stancato di queste cose. Anche io sono attratto dal clima magico del Natale, ma sento dentro di me di detestare ogni ipocrisia e ogni sovrastruttura che accompagna questa ricorrenza, falsità di ieri e di oggi.
Per Natale anche quest’anno desidero un cambiamento. Gli auguri voglio scambiarli, ma non per abitudine …
Un noto cantautore d’altri tempi scrisse e cantò una canzone emblematica, per quanto provocatoria già nel 1974: quando verrà Natale tutto il mondo cambierà … Tutto sorriderà (2).
In effetti mi aspetterei fosse così, leggendo il testo in positivo. Riuscire noi umani ad essere meno disumani, proprio a cominciare dal Natale, che altrimenti si conferma essere solo un momento di pausa, di riposo e di grande manipolazione, fatta e subita. Per una cifra di persone una festa che mette a posto la coscienza e i rapporti familiari, ma che rappresenta un allenamento preparatorio alla grande sagra in arrivo, quella dell’ultimo dell’anno, con la gente prevalentemente fuori di sé. Imbriacatura generale. Evasione illusoria dal quotidiano reale.
No, si puà fare di meglio.
Il primo passo che tutti possiamo fare è dare attenzione agli altri. Proprio in occasione del Natale. E poi proseguire a farlo …
Mi piace riportare una frase di un noto cardinale italiano (3) che è un chiaro invito: Santifichiamo così il Natale. Ognuno di noi programmi un gesto di bontà, un passo per far pace con qualcuno al quale abitualmente voltiamo le spalle; ognuno prepari un’iniziativa per asciugare una lacrima e sentirà nel cuore la stessa gioia che provarono i pastori quando videro il Figlio di Dio nella povera mangiatoia di Betlemme.
E’ un invito-proposta che pare non essere molto complicato, di certo è di grande impatto. Così quando verrà Natale tutto il mondo inizierà a cambiare!
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Citazione: Rabindranath Tagore – poeta
Immagini: momenti tratti dal film The Unforgivable (2021) by Netflix – immagine sopra: attesa, paura e disperazione in Katherine (A. Franciosi); immagine in evidenza: tristezza e dolore in Ruth (S. Bullock).
Riferimenti: (1) Marcovaldo ovvero le stagioni in città, Italo Calvino – Einaudi; (2) Quando verrà Natale in album omonimo del 1974 di Antonello Venditti; (3) citazione del Card. Angelo Comastri.