Un grande fuoco brucia dentro di me, ma nessuno si ferma a scaldarsi, e i passanti vedono solo un filo di fumo
Soli per scelta. Per ripartire e per essere migliori. Dicevo su questo blog, qualche giorno fa.
E oggi dico: “soli”!
Soli perché disadattati, esclusi, diversi, colpevoli o colpiti. Infettati o allontanati, espulsi e rifiutati. Dimenticati, ignorati…
Questa è l’altra faccia della solitudine, uno stato non voluto e difficile, inaccettabile.
Una “distanza” effettiva, reale che diviene uno stato di pura sofferenza.
Molti sono “soli” oggi, e “non per scelta”.
Il brano che richiamo sotto è fatto di versi molto sentiti verso una persona cara, di fatto diversa, a cui l’autore dedica tutto il suo amore consapevole (in quanto genitore).
Mi sento solo in mezzo alla gente Osservo tutto, ma non tocco niente Mi sento strano e poco importante Quasi fossi trasparente e poi Resto fermo e non muovo niente La sabbia scende molto lentamente L'acqua è chiara e si vede il fondo Limpido finalmente A nord del tempio di Kasuga Sulla collina delle giovani erbe Mi avvicinavo sempre di più a loro Quasi per istinto e poi Sagome dolci lungo i muri Bandiere tenui più sotto il sole Passa un treno o era un temporale Sì, forse lo era Ma lei chinava il capo poco Per salutare in strada Tutti quelli colpiti da stupore Da lì si rifletteva chiara In una tazza scura In una stanza più sicura Ma no, non voglio esser solo, no Non voglio esser solo, no Non voglio esser solo mai ...
Citazione: da frasi di Vincent Van Gogh
Immagine by Pixabay: Osaka
Versi di Eugenio Finardi: dal brano Le ragazze di Osaka da album Dal blu 1983